12/02/2013
«Il 2012 si chiude in affanno e l’orizzonte della ripresa si sposta ancora in avanti. La liquidità peggiora per: 4 cooperative su 10; 5 su 10 lamentano un aumento dello spread nell’accesso al credito; 6 su 10 non prevedono crescita della domanda; 9 su 10 non prevedono miglioramenti del contesto macroeconomico». È il commento di Maurizio Gardini, neo presidente di Confcooperative, ai principali indicatori emersi dalla XXIII indagine congiunturale sulle imprese aderenti, realizzata dal Centro Studi Elabora.
Il 33,8% dei cooperatori si dichiara stremato dai mancati incassi e dai ritardi nei pagamenti (percentuale che raggiunge il 50,5% nella cooperazione di lavoro e servizi). La liquidità è peggiorata per il 40,8% delle cooperative, è rimasta uguale per il 51%, è migliorata solo per l’8,2%.
Invece sul fronte del credito bancario, si attenua l’onda lunga delle richieste di rientro da parte degli Istituti di Credito. Tuttavia, a fronte di una ripresa della domanda di nuovi prestiti bancari, le condizioni di offerta permangono sempre scoraggianti, rigide e selettive. Il 52,7% dei cooperatori che ha ricevuto un prestito negli ultimi quattro mesi del 2012 ha segnalato un rialzo dello spread applicato dalle banche e il 34,6% ha registrato un appesantimento delle garanzie richieste.
Il fronte di Bruxelles
Lo stesso Gradini aveva commentato con toni molto severi l’accordo raggiunto a Bruxelles. ““Un brusco passo indietro: il virus dell’austerità che sta colpendo gli economisti di mezzo mondo ha infatti costretto a ridurre, per la prima volta nella storia d’Europa, la spesa programmata per il 2014-2020 di oltre 40 miliardi rispetto al periodo precedente. A prevalere sono state logiche nazionaliste: ogni paese ha portato a casa un pezzo d’Europa per esporlo gratuitamente all’elettorato nei prestigiosi musei delle loro capitali. Nessuno è arrivato a Bruxelles per rafforzare l’Unione. Ora dovremmo tutti fermarci a interrogarci su dove ci condurrà la strada dell’austerità. Agli economisti vorremmo chiedere: in quali paesi l’austerità ha dimostrato di funzionare? Forse in Irlanda? Nel nostro? In Grecia? A noi non risulta. È forse davvero arrivato il momento di iniziare piuttosto a preoccuparci del vero problema delle nostre economie, che è la disoccupazione, salita a livelli intollerabili, che si combatte solamente con maggiori investimenti in grado di creare sviluppo». Nonostante questo qualche decisione positiva è stata comunque presa: si è cercato di razionalizzare la spesa, mantenendo ad esempio i costi di amministrazione dell’Unione in linea con l’inflazione, aumentando il livello di competitività di oltre 30 miliardi e salvaguardando, seppure in minima parte la spesa per il secondo pilastro della Pac (Politica Agricola Comune), quella che finanzia lo sviluppo.
[vita.it]