09/10/2014
Il rapporto della Commissione diritti umani del Senato che dopo soli due anni torna a puntare il dito contro i Centri di Identificazione ed Espulsione. Emerge un regime di massima sicurezza solo per l'identificazione dei cittadini stranieri, sprechi e costi esorbitanti. Rimpatriano solo lo 0,9% degli irregolari presenti sul territorio italiano.
ROMA - Per la seconda volta in soli due anni, la Commissione Diritti Umani del Senato punta il dito contro i Centri di identificazione ed espulsione, già definiti nel 2012 "peggiori delle carceri". Il nuovo Rapporto sui Cie in Italia della Commissione presieduta dal senatore Luigi Manconi stabilisce che sono "al di sotto degli standard di dignità" e li definisce "centri chiusi verso l'esterno, strutturalmente afflittivi, spesso inadeguati nei servizi offerti e con scarsi mezzi di gestione".
Oltre 150 pagine d'inchiesta. Oltre centocinquanta pagine di analisi e resoconti delle ispezioni condotte nel corso di un anno su Bari, Roma, Torino, Trapani e Gradisca d'Isonzo, restituiscono una fotografia ancora più cupa della situazione nei Cie, nonostante in due anni il numero di centri operativi sia sceso da 13 a 5.
Inutili e molto costosi. Dai dati emerge che sono strutture inutili, visto che riescono a rimpatriare solo lo 0,9% degli stranieri irregolari presenti sul territorio, mentre costano, si stima, almeno 55 milioni l'anno. Ma non ci sono cifre certe sulle risorse che lo Stato investe nei Cie. La stima che viene riportata è dell'associazione Lunaria, indice del fatto che neanche il Parlamento riesce a sapere dalla pubblica amministrazione quanto costano esattamente fra spese di gestione, di manutenzione e di impiego delle forze dell'ordine. Un dato significativo contenuto nel rapporto è quello sul Cie di contrada Milo a Trapani. E' stato aperto nel 2012 e fino al 2013 la prefettura ha speso quasi due milioni di euro in manutenzione ordinaria e straordinaria. Le fughe dalla struttura sono state 800 nel solo 2013.
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