13/07/2015
I venti comuni capoluogo di regione italiani, questo il richiamo, ricorrono a troppi affidamenti con procedura negoziata. Fanno, insomma, poche gare aperte. Cosa sono le procedure negoziate? Sono le procedure nelle quali le stazioni appaltanti consultano gli operatori economici scelti da esse stesse e negoziano con uno o più di essi le condizioni dell’appalto.
In base al monitoraggio effettuato dall’Authority, nel quadriennio 2011-14 circa la metà dei venti municipi presi in esame ha affidato con procedura negoziata l’80% degli appalti complessivi. Ben il 20% in più della media nazionale. L’Anac ha calcolato anche gli importi delle procedure negoziate: in questo caso ha registrato invece una percentuale inferiore alla media nazionale, pari, quest’ultima, al 34,66%. Segno che la maggior parte dei contratti è di importo modesto. Vita ha provato a estrapolare dai dati dell’Anac i numeri degli appalti nel settore dei servizi sociali. Per la precisione ha considerato i principali centri di costo che attengono al welfare comunale di sedici comuni: minori, anziani, immigrati, persone disabili. Ma anche, in alcuni casi, sport, istruzione, politiche giovanili. Non è detto, va sottolineato, che queste rappresentino tutte le voci dell’assistenza comunale; in alcuni casi le spese sociali potrebbero essere state ricomprese sotto altri capitoli. Sedici capoluoghi anziché venti perché nelle tabelle dell’Authority i centri di costo di Aosta e Campobasso sono indicati con i numeri delle Aree amministrative, e dunque non si può risalire a quali servizi corrispondano. Trento e Palermo, perché, come precisa la stessa Anac, i dati potrebbero risentire degli effetti di specifiche norme di settore emanate dagli enti territoriali di appartenenza, l’uno provincia autonomia e l’altro regione a statuto speciale. Si tratta, ad ogni modo, di una mole di dati probabilmente finora mai analizzata. Ben 8.114 appalti nel welfare per un totale di 1,7 miliardi di euro.
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